Cos’è l’arresto cardiaco improvviso?
L’arresto cardiaco improvviso (SCA) si manifesta con una repentina assenza di "polso” e uno stato di incoscienza causati da una incapacità del cuore di pompare il sangue al cervello, e nel resto del corpo, in maniera efficace. In genere l’arresto cardiaco improvviso è causato da aritmie potenzialmente mortali e da anomalie del sistema elettrico cardiaco. E’ definito “improvviso” perché, data la sua natura, può colpire qualsiasi individuo, in qualunque luogo senza alcun preavviso, anche soggetti che non hanno mai avuto in precedenza diagnosi di malattie cardiache o condizioni cliniche critiche.
Se l’arresto cardiaco improvviso non viene trattato immediatamente nel giro di pochi secondi la persona perdi i sensi e per ogni minuto che passa, senza ricevere alcun intervento, la percentuale di sopravvivenza si riduce del 10 per cento.
Per salvare la vita di un paziente colpito da arresto cardiaco improvviso è necessario procedere con una rianimazione cardiopolmonare (RCP) e con una defibrillazione che ristabilisca il ritmo cardiaco, prima che il cervello subisca danni irreversibili in seguito al mancato afflusso di sangue e ossigeno, eventi che si verificano tra i 4 e i 6 minuti.
Cosa sono le cardiomiopatie?
Le cardiomiopatie sono una classe di malattie del muscolo cardiaco, spesso geneticamente determinate con diverse modalità di trasmissione, che possono presentare sintomi che limitano la capacità funzionale del cuore e che comportano complicanze come fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, stroke e, più raramente, aritmie ventricolari maligne e morte improvvisa.
I pazienti con i diversi tipi di cardiomiopatia (ipertrofica, dilatativa, aritmogena ventricolare destra, restrittiva) sono stimati in circa il 3 per mille della popolazione generale, ma purtroppo vengono all’attenzione del cardiologo solo in occasione di eventi gravi o mortali.
L’arresto cardiaco improvviso e le cardiomiopatie hanno componenti ereditarie?
Nei paesi sviluppati, la morte cardiaca improvvisa
è responsabile di oltre il 5% delle morti totali e di oltre il 50% della mortalità per malattie cardiovascolari. In Italia, si può stimare con buona approssimazione che l’incidenza di questo fenomeno sia intorno a 0.7/1000 abitanti/anno. La
morte improvvisa si verifica nel 20-25% dei casi in
soggetti apparentemente sani, come prima manifestazione di una patologia sottostante misconosciuta. Il 5-10% dei casi di morte improvvisa si verifica in assenza di anomalie cardiache strutturali evidenti in cuori strutturalmente normali (morte improvvisa sine materia), in presenza di disordini elettrofisiologici che determinano un’instabilità elettrica responsabile dell’insorgenza di aritmie ventricolari, come nel caso della sindrome del QT lungo (LQTS), della sindrome di Brugada (BS), della tachicardia ventricolare polimorfa catecolaminergica (CPVT).